(Victorian Rebels 01) Il mio cuore nero by Kerrigan Byrne

autore:Kerrigan Byrne [Byrne, Kerrigan]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852099939
editore: Mondadori
pubblicato: 2020-01-13T12:00:00+00:00

14

Un suono animalesco avvisò Farah un attimo prima che Dorian le stringesse le mani per poi intrappolarle accanto a lei sul copriletto. Il suo volto spietato le invase il campo visivo: aveva l’aspetto selvaggio di un uomo che sa di stare per perdere la battaglia, ma che preferirebbe morire piuttosto che deporre le armi.

— Voglio darti ancora una possibilità — le sibilò. — Mi hai capito? È la tua ultima possibilità di rifiutarmi. Quindi, pensaci sopra attentamente, moglie. È questo ciò che vuoi? — le chiese, mostrandole di proposito il lato sfregiato, offrendole una vista ravvicinata della cicatrice e dell’occhio azzurro.

Se le avesse offerto quell’opportunità dieci minuti prima, forse lei l’avrebbe presa al volo. Ma ormai, il gioco si era spinto troppo oltre. Fremeva in tutto il corpo, preda dei più primordiali desideri. Bisogno e bramosia crescevano impetuosi, sovrastando la trepidazione che avrebbe dovuto provare. Non molti si erano ritrovati così vicini all’Anima Nera di Ben More uscendone vivi.

Lei ce l’avrebbe fatta?

Con assoluta convinzione, sostenne il suo sguardo. — Voglio che mi prendi.

— E allora, che il cielo ci aiuti.

Un lampo gli attraversò l’occhio sano prima che le coprisse le labbra con quella bocca così dura. All’inizio il bacio sembrò una punizione, anche se era difficile capire per cosa. Perché la desiderava? Perché lei lo voleva? Ma poi, quando la pressione divenne troppa, un piccolo lamento le sfuggì e, con sua sorpresa, lui si ritrasse.

— Dannazione! — tuonò, e si abbassò ancora. Ma stavolta fu molto più attento: non gentile, no, però l’assalto di quelle labbra divenne un nuovo piacere che lei non aveva mai provato. Baciò ogni parte della sua bocca, gli angoli, i bordi, il morbido centro, divorandola con la voluttà di un uomo esperto, assaggiandola come se si gustasse un whisky sopraffino. Ciò che mancava in tenerezza veniva compensato da un’innata abilità. Fino a quando la invase con la lingua e lei lo accettò con un sospiro, sentendo i muscoli sciogliersi sotto di lui in sottomessa anticipazione. Se l’amplesso si rivelava simile a quel bacio così ardente, allora non vedeva l’ora che la prendesse.

Pian piano, la stretta punitiva con cui le tratteneva i polsi si attenuò. Quei guanti di finissima pelle la lasciarono e lui interruppe il bacio, guardandola in silenzio.

— Cosa c’è, Dorian?

— Non chiamarmi così — l’ammonì. — Non adesso.

— Come devo chiamarti, allora? — gli chiese, sorpresa dal fatto che la piccola intimità di chiamarsi per nome fosse bandita dall’intimità molto maggiore del talamo nuziale.

— Marito. — Quella parola le carezzò la guancia. — Chiamami marito.

Farah sentì un tenero sorriso illuminarle il volto. — Dunque cosa c’è, marito?

— La tua bocca — le confessò con tutta la reverenza di un santo e il tormento di un martire. — Ho sognato la tua bocca. — Le carezzò il volto con una mano e trattenne il fiato quando passò le dita guantate sul labbro inferiore. — Ho immaginato di sentirti pronunciare quella parola più volte di quante tu non sappia.

Farah lo guardò commossa. Possibile che Dorian

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